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Il Blackout di tutti i Blackout (fino ad oggi) - 13 Luglio 1977

Cosa ha che fare un Blackout con il ruolo del gruppo elettrogeno nella transizione energetica?

Il blackout che durò circa 25 ore e lasciò gran parte della città senza energia elettrica, dalle 21:27 del 13 luglio fino alla tarda serata del 14 luglio, è importante per noi nel 2024.
Il 13 luglio 1977 fu una giornata molto calda nella città di New York. Alle 21:30 la luce si spense in tutta la città.
Una sequenza eccezionale di fulmini colpì una centrale elettrica a Buchanan, qualche decina di chilometri a nord di Manhattan, lungo il fiume Hudson. Le linee alimentate dalle centrali rimaste attive si sovraccaricarono, interrompendosi a loro volta e lasciando parzialmente interrotta la rete della città. La società elettrica che gestiva la fornitura elettrica di New York peggiorò la situazione nel tentativo di risolvere il guasto, finché il principale generatore di Queens, Big Allis, si spense, lasciando al buio tutta New York.
Ogni volta che tentiamo di ricreare idealmente un possibile scenario da blackout, non riusciamo mai a completare tutte le possibili conseguenze, finendo per trascurarne involontariamente qualcuna. Nel caso di New York, la situazione precipitò rapidamente con il susseguirsi di eventi che fecero del blackout di New York uno dei più famosi della storia.
Fu una notte di reati e crimini in cui spesso la polizia venne sopraffatta, limitandosi a disperdere la folla e cercare di recuperare la refurtiva dei saccheggi. Rischiarono anche di essere colpiti da bottiglie, sassi e pallottole vaganti, e ci furono centinaia di feriti.
I saccheggi non cessarono nemmeno durante il giorno e, mentre la polizia custodiva i negozi che erano stati svaligiati, i ladri vendevano la refurtiva della notte precedente.
Anche i pompieri ebbero un grande lavoro da fare a causa di numerosi incendi dolosi, insieme alle emergenze causate dal blackout.
Un ospedale di Brooklyn, dove il gruppo elettrogeno di emergenza attivato durante il blackout smise di funzionare, prestava cure chirurgiche e di emergenza all’aperto, grazie all’attivazione di altri generatori che attivavano potenti riflettori, permettendo ai medici di medicare numerose persone, la maggior parte delle quali ferite durante i saccheggi.
Straordinariamente pochi furono coloro che rimasero chiusi negli ascensori. Spesso vennero liberati in molto meno di un’ora. Naturalmente, alcuni rimasero intrappolati molto in alto. Circa 500 persone stavano mangiando al ristorante Windows on the World al 107° piano del World Trade Center quando venne meno la corrente. Finirono la cena al lume di candela e poterono raggiungere il pianterreno con un ascensore di servizio funzionante con corrente di emergenza.
Gli aeroporti LaGuardia e JFK furono chiusi per otto ore, così come i principali tunnel, che rimasero senza impianto di ventilazione.
Il mattino dopo, in molti si chiesero quanti cadaveri sarebbero stati ritrovati per le strade, ma sorprendentemente, per chiunque, nessuno morì per i saccheggi e le rivolte di quella notte.
Il blackout del 1977 è diventato un evento simbolico per New York, spesso citato nella cultura popolare come rappresentativo delle difficoltà che la città ha attraversato in quegli anni turbolenti.

Quali furono le vere cause del blackout?

Da oltre 40 anni, le cause del blackout sono state attribuite esclusivamente a una sequenza eccezionale di fulmini che colpirono le linee. In realtà, questo è l’evento scatenante e non la causa.
La vera causa fu quella di non aver aggiornato l’infrastruttura di distribuzione elettrica rispetto al reale carico elettrico di quella rete.
Ora penserete: “...sì, però i fulmini...”
Vero. I fulmini hanno colpito la prima linea mandandola in blackout e, anziché isolare e circoscrivere il problema a quella linea, il gestore, Con Edison, decise di spostare il carico su una seconda linea, causando il blackout totale.
Se vado in auto a folle velocità e finisco su un palo per poi venire sbalzato fuori dall’abitacolo, la colpa non è del palo, non è della mancanza della cintura, ma è solo del tizio che guidava a folle velocità, ovvero io, e i danni non sono altro che un concorso di tutti gli eventi citati.
La verità è che quegli anni non erano facili in America e Con Edison operava con una rete vulnerabile e con riserve limitate per gestire le situazioni di emergenza, che peggiorarono il blackout e la sua durata complessiva.

Perché ci interessa un blackout accaduto quasi 50 anni fa?

Perché, ancora una volta, oggi stiamo affrontando una fase storica in cui stiamo sottovalutando la struttura delle reti, focalizzando l’attenzione solo su come produrre energia a discapito dell’affidabilità. (A proposito di affidabilità, hai letto il mio articolo sul sistema 5nine? No?! Leggilo!!)
Torniamo all’esempio di New York.
Oggi New York ha 16 MW di potenza impegnata, contro i 6,5 MW degli anni '70, ovvero quasi tre volte la potenza impegnata negli anni 1970.
Questo aumento di potenza è dovuto a una diversificazione della produzione, negli anni '70 esclusivamente fossile, che in questo articolo non ci interessa, ma anche e soprattutto a una serie di azioni partite proprio negli anni successivi al famoso blackout.

Espansione della Capacità di Trasmissione: Sono stati effettuati ingenti investimenti in progetti di trasmissione per portare energia rinnovabile dalle aree settentrionali dello stato, dove sono disponibili risorse eoliche e idroelettriche, fino a New York City. Le nuove linee di trasmissione bilanciano la produzione variabile delle fonti rinnovabili e riducono la dipendenza dai combustibili fossili nei centri urbani.


Accumulo di Energia e Decentramento della Rete: Sono stati introdotti progetti di accumulo energetico su larga scala per gestire l'intermittenza delle fonti rinnovabili come il solare e l’eolico. Questi sistemi permettono di conservare l’energia prodotta nei periodi di bassa domanda e utilizzarla nei momenti di picco, garantendo la stabilità della rete e la disponibilità di energia. Questo rientra negli obiettivi di New York di installare 3 gigawatt di accumulo energetico entro il 2030.
Integrazione delle Rinnovabili e Smart Grid: NYISO, l’operatore di rete, ha puntato sulla tecnologia della rete intelligente per migliorare il monitoraggio e la risposta in tempo reale, bilanciando la domanda con la disponibilità di energia rinnovabile. Questi aggiornamenti puntano a mantenere l'affidabilità anche con la graduale eliminazione degli impianti a combustibili fossili, in particolare delle centrali nucleari come Indian Point, che in passato garantivano una fornitura energetica stabile.


Se vi piace approfondire l’argomento, vi suggerisco di visitare il sito del New York Independent System Operator (NYISO), che è l’attuale gestore della rete dello stato di New York e che rilascia pubblicamente e in tempo reale l’andamento di consumi e produzione di energia; troverete la fonte dei dati che ho raccolto come “historical demand data”.

In generale, spesso ci dimentichiamo che la migliore energia green è quella che non consumiamo e ci preoccupiamo di produrne tanta da sprecarla, come se l’energia prodotta da fonti rinnovabili non debba essere gestita in modo altrettanto attento rispetto alle altre fonti.
Non siamo all’“All you can eat dell’energia”. Non è mai gratis, anche se sembra, e produrne tanta da non sapere come trasportarla senza fare danni è abbastanza sconcertante, per non dire stupido.

Il ruolo del gruppo elettrogeno nella transizione energetica

Che ruolo hanno quei fastidiosi ed estremamente poco efficienti gruppi elettrogeni nell’attuale transizione energetica?


I gruppi elettrogeni svolgono un ruolo importante e talvolta cruciale nella transizione energetica, poiché contribuiscono alla stabilità e all'affidabilità delle reti elettriche.
In situazioni di emergenza o durante condizioni meteorologiche avverse, i gruppi elettrogeni a combustibili fossili (come diesel o gas naturale) assicurano che infrastrutture critiche, come ospedali e centrali di telecomunicazione, possano continuare a funzionare.

Con l'aumento della quota di energia rinnovabile, come solare ed eolica, che è di per sé intermittente, i gruppi elettrogeni fungono da riserve di emergenza. Se stai pensando che puoi ottenere lo stesso risultato con un sistema di accumulo, allora smetti di leggere questo articolo e tieni il computer/smartphone acceso fino a quando non si scarica e si spegne.
#coerenza

A proposito di accumulo, con la diffusione dei sistemi di accumulo, i gruppi elettrogeni possono collaborare con le batterie per mantenere la stabilità della rete, soprattutto nelle microgrid, dove vengono utilizzati in combinazione con fonti rinnovabili.
Questo consente di ridurre il ricorso ai generatori a combustibili fossili, utilizzandoli solo in casi di picco di assorbimento e gestendo meglio l'energia generata da rinnovabili durante le ore di maggior produzione.
Infine, anzi, soprattutto: i gruppi elettrogeni, specialmente quelli moderni alimentati da gas naturale o biocombustibili, possono aiutare a ridurre i picchi di domanda, intervenendo solo quando le rinnovabili non coprono il fabbisogno. In questo modo, si riduce la necessità di aumentare obbligatoriamente l’infrastruttura elettrica (dalla cabina alla distribuzione stessa).
Ora, considerando che l’aumento del consumo energetico è in rapida ascesa, sei pronto al prossimo blackout?